Montagne Duchessa: Riserva Naturale del Lazio - Logo

 
...... : Regione Lazio

Regione Lazio


La Regione Lazio è situata nell'Italia centrale e confina amministrativamente con Toscana, Umbria, Mar­che, Abruzzo, Molise e Campania, mentre a ovest è de­limitata dal Mar Tirreno. La sua superficie è' di circa 17.203 kmq ed è suddivisa nelle cinque provincie di Viterbo, Rieti, Roma, Frosinone e Latina.

La storia del Lazio prende avvio dalle popolazioni etru­sche e latine, ma è ovviamente c9llegata e più nota in relazione alla storia di Roma, oggi capitale di Stato e capoluogo regionale, nell' antichità centro del più grande impero dell'Europa e del bacino del Mediterraneo, nonché sede dello Stato Pontificio sino alla riunificazione d'Italia.
Importantissime sono le vestigia che un simile contesto storico ha lasciato non soltanto a Roma ma in tutta la Regione, senza soluzione di continuità temporale. Alcune fra queste notevoli emergenze storico­culturali ricadono oggi nelle aree protette istituite dalla Regione Lazio.

L'orografia della Regione è varia e interessante; nel settore nord-orientale prevalgono i rilievi, spesso aspri e accidentati con altitudini dell'ordine dei 2 mila metri dell' Appennino Laziale-Abruzzese. Il settore nord­occidentale fino alle porte di Roma e poco più a sud di essa è costituito da rilievi di origine vulcanica con modeste elevazioni, che non giungono a toccare i mille metri (M. Cavo, 949 m); da ultimo, il settore sud-occidentale è costituito da rilievi generalmente calcarei, di media elevazione, dell' Antiappennino.

Se si eccettua la Pianura Pontina, sono ben poche le aree pianeggianti del Lazio, quasi sempre limitate a una stretta fascia costiera o a quelle situate lungo le sponde dei principali corsi d'acqua che la percorrono quali il Tevere, il Sacco e il basso corso del Liri-Garigliano; sono da ricordare inoltre il bacino intramontano di Rieti e la piccola piana di Fondi. Di notevole bellezza, alcuni pianori occupano l'area montuosa degli Appennini e tra questi ricordiamo i noti Altipiani di Arcinazzo.

La geologia del Lazio è molto interessante per la discreta varietà di formazioni legate alle facies che qui si ritrovano. Per sommi capi si possono distinguere tre gruppi principali di formazioni geologiche: il primo costituito da terreni sedimentari principalmente calcarei e terrigeni di età mesozoico-cenozoica; il secondo da formazioni sedimentarie di età pliocenica, a carattere prevalentemente arenaceo; il terzo, ben individuabile nei quattro principali complessi ignei, da ascriversi all'intensa attività vulcanica legata alla tettonica distensiva del retrostante appenninico, degli apparati Vulsino, Cimino, Sabatino e Albano, che si presentano oggi in complessi rilievi collinari con caldere spesso occupate da sugge­stivi specchi lacustri.

Le formazioni calcaree appartengono alle due principali facies che caratterizzano l'Appennino centrale: quella umbro-marchigiana, tipica facies di mare profondo, costituita principalmente da calcari fini ben stratificati, e quella laziale-abruzzese che si presenta invece come facies di mare sottile con calcari a grana grossolana, di origine bioclastica o organogena, spesso intercalati a dolomie, legati all'attività di organismi costruttori che edificarono, nei tempi passati, potenti scogliere coralline simili a quelle ben più note delle dolomiti. È presente anche una facies cosiddetta di transizione, costituita da sedimenti di mare profondo in cui è possibile rinvenire apporti più grossolani, derivati dallo smantellamento delle piattaforme carbonatiche che costituivano le antiche scogliere.

Notevole per diffusione è, nel Lazio, anche la facies terrigena con caratteristiche di tipo flyschioide, ovvero di alternanza ritmica di arenarie e marne alla quale sono purtroppo spesso da ascrivere gravi fenomeni di instabilità dei versanti.

Il clima del Lazio, se si eccettuano le aree più interne che corrispondono grosso modo anche alle aree geograficamente più elevate, è decisamente di tipo mediterraneo, con inverni miti ed estati siccitose. Il periodo più piovoso va dalla seconda metà di ottobre all'ultima decade di dicembre. Il periodo più freddo è normalmente legato al mese di gennaio, mentre in primavera il rialzo termico è piuttosto notevole e porta a una stagione estiva caratterizzata da scarsità o assenza totale di precipitazioni e una temperatura non eccessivamente calda, per l'azione della brezza marina che tende a mitigare gli ef­fetti della notevole insolazione.

La vegetazione laziale, per ciò che riguarda l'originario manto boscoso che ricopriva la regione in tempi remoti, ha subito ad opera dell'uomo profonde modificazioni; meno di un quinto della superficie regionale è oggi ricoperto da boschi. Per rammentare alcune delle essenze tipiche delle aree boschive citiamo i castagni, le roverelle, i faggi, gli aceri, i noccioli. Un cenno a parte meritano le specie vegetali della macchia mediterranea, che ancora insiste su varie zone, specialmente costiere, e tra queste ricordiamo i pini marittimi, i lecci, i corbezzoli, il mirto, il cisto marino, illentisco e la palma nana.
La flora fa riscontrare rare specie endemiche della Regione. Notevole per importanza, dati i numerosi la­ghi, sia montani che vulcanici e costieri, è la flora pa­lustre e lacustre. Per ciò che riguarda le specie floristiche più rappresentative si distinguono nel Lazio tre distretti: in quello dei terreni vulcanici allignano fra le altre la Fritillaria persica, l'Arisarum proboscideum, la Salvia virgata, lo Hyacinthus pendulinus, la Myosotis versicolor, l'Orchis gennari, la Centaurea tommasinii; nel distretto litoraneo e lacustre troviamo lo Juncus anceps, lo Juncus acumi, la Centaurea aspera, la Cicendiafili­formis, l' Isoetes subiner11Jis, la Digitaria debite, l' He­lodea canadensis, l'Euphorbia barrelieri; nel distretto dei monti calcarei si incontrano fra le altre la Gentiana dinarica, la Gentiana neapolitana, la Centaurea dissec­ta, la Centaurea ceratophylla, la Fritillaria orsiniana, la Campanula fragilis, la Carlina acanthijolia, la Po­tentilla appennina, il Ranunculs brevifolius.

La fauna del Lazio è quantomai varia e annovera fra i mammiferi il lupo appenninico, l'orso marsicano, il cinghiale, l'istrice, il riccio, la donnola, la puzzola, la volpe, lo scoiattolo, il daino, la martora, la lontra, il gatto selvatico, la lepre, il capriolo. L'avifauna è a carattere sia stanziale che migratorio. L'aquila nidifica nei dirupi delle aspre montagne calcaree e fra i rapaci diurni troviamo nibbi, gheppi, poiane e falchi. Fra i rapaci not­turni gufi, civette e allocchi nidificano nei boschi e nelle rovine di insediamenti umani abbandonati. Vari trampolieri e palmipedi sono di passo nelle zone umide laziali e tra questi ricordiamo le gru, gli aironi, molte specie di anatre, beccacce e svassi.

I rettili che popolano il Lazio sono rappresentati da vipere, natrici, orbettini e varie specie di lucertole. Tra gli anfibi urodeli sono comuni le salamandre e, nella regione, numerosissime sono le specie appartenenti alla fauna entomologica; solo i coleotteri contano più di 4 mila specie, di cui una novantina tipiche del Lazio.

Parco Nazionale d'Abruzzo - Orso Marsicano - Orso Bruno - Lupo - Fauna Protetta - Flora Protetta -